Era il maggio del 1923 quando i giocatori catanzaresi dello “Scalfaro” riuscirono ad imporsi per 2 a 1 sul Cosenza in una partita indimenticabile per tutta la Calabria. Poco importava se durante il viaggio verso la città cosentina uno dei due camion su cui viaggiavano i calciatori si ruppe, costringendo i giocatori a raggiungere l’impianto sportivo a piedi.
La prima società professionistica della città fu costituita nel 1927 con il nome di Unione Sportiva Catanzarese, nata dalla fusione tra “Scalfaro” e la “Giulio Braccini”. I colori scelti per le divise furono sin dagli inizi il giallo e il rosso coincidenti con quelli comunali, uniti allo stemma dell’aquila imperiale: in ricordo dell’aquila donata da Carlo V alla Città di Catanzaro.
Significativa l’annata 32/33 in cui la Catanzarese raggiunse al prima storica promozione in serie B. Da qui in poi la società attraversò un periodo “ascensore” fra B e C e gravi difficoltà economiche portarono la squadra a disputare un campionato regionale fino alla sospensione nel ’39, in seguito allo scoppio della guerra.
Alla fine del conflitto, nel 1945 la società ricompare sui campi di calcio con il nome di “Unione Sportiva Catanzaro”. Ma sarà il 1958 l’anno più importante per la società. La svolta Ceravolo.
L’avvocato Nicola Ceravolo è un uomo del posto con tanta passione per il calcio e amore paterno verso i giocatori. Non ha molti mezzi ma gli acquisti si rivelano dei veri e propri affari e il Catanzaro con lui vola: vinse il campionato di serie C e approdò in serie B dove si stabilizzò per dodici anni consecutivi.
Nel 1965/66 successe qualcosa che ha dell’incredibile. I calciatori calabresi dopo aver battuto Messina, Lazio, Napoli, Torino e Juventus, si ritrovano in finale di Coppa Italia nonostante la squadra militasse nel campionato di serie B. L’olimpico di Roma il giorno della finale era gremito di catanzaresi, ma tra il Catanzaro e la storia, quel “maledetto giorno”, si pose la fiorentina che vinse per 2 a 1 con un rigore da alcuni giudicato dubbio.
A soli 5 anni di distanza da quel “maledetto giorno”, le aquile giallo-rosse, centrano la prima, storica, promozione in serie A. Angelo Mammì fu l’autore del goal decisivo nel finale di partita.
Per tre volte consecutive la squadra non riusci a mantenere la categoria retrocedendo ogni volta in serie B. Fu ancora l’ennesima intuizione giusta di Ceravolo nell’annata 78/79 a far si che il Catanzaro si salvasse nella massima serie, affidando la panchina a Carletto Mazzone che conquistò la semifinale di Coppa Italia e chiuse al nono posto in campionato.
Si chiuse l’era Ceravolo, periodo di massimo splendore per il Catanzaro calcio. “Il presidentissimo” amato da tutti i cittadini venne sostituito da Adriano Merlo. A Nicola Ceravolo fu intitolato lo stadio cittadino e inevitabilmente, come giusto che sia, gli fu riservato un posto nel cuore di ogni tifoso giallo-rosso.