Un film realizzato da Marco Pisapia, il cui protagonista è il mare della Calabria sarà presentato il prossimo 4 maggio presso la sede della Società Geografica Italiana di Roma. Queste sono le prime immagini dei fondali marini, visti ad una profondità che va dai 50 ai 300 metri, situati sotto le coste calabresi: un habitat naturale popolato da spugne, coralli, pesci e molluschi, una biodiversità sorprendente. Si tratta delle osservazioni fatte nel corso della missione scientifica “Monitoraggio della Biodiversità Marina in Calabria” coordinata da Simonepietro Canese dell’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Il progetto di ricerca è frutto di cinque anni di indagini ed esplorazioni, in cui sono stati perlustrati 200 siti per un totale di 800 chilometri di coste calabresi. Per esaminare la zona mesofotica, la parte meno esplorata delle coste, ci si è serviti di un robottino sceso alla profondità di 50 e 250 metri. Per la prima volta è stato adoperato un sottomarino a controllo remoto (Rov) equipaggiato con telecamere ad alta definizione che hanno indagato gli ambienti sottomarini con l’obiettivo di individuare le aree su cui rivolgere interventi di tutela.
La scoperta più sorprendente ha sfatato una notizia data per anni come assodata che riguarda il corallo nero: è sempre stato considerato raro nei nostri mari, mentre se ne sono scoperte migliaia di colonie che appartengono a tre diverse specie, tra le quali l’Antipathes dicotoma, che era quasi sconosciuta e si poteva vedere solo nei musei. Un’altra sorpresa per i biologi è stata quella di osservare isole di biodiversità distanti poche centinaia di metri, ma completamente differenti tra loro. I ricercatori stanno ancora cercando di rispondere a diverse domande, dal momento che la biologia conosce molte specie solo nei tratti principali. Il progetto ha aperto la strada ad altre ricerche sulla biodiversità di ambienti ancora poco studiati: si stanno infatti studiando le coste di Campania, Sardegna, Toscana, Sicilia, Liguria, con la collaborazione di diverse università. I dati raccolti dai ricercatori formeranno un vasto database fotografico.