Il 10 maggio verrà inaugurata la mostra “Pittura e oreficeria due maestri calabresi: Mattia Preti e Gerardo Sacco” che sarà esposta a Palazzo Panciatichi a Firenze. Con questa mostra si vuole parallelamente omaggiare attraverso i suoi capolavori il pittore calabrese Mattia Preti ed anche Gerardo Sacco attraverso le sue creazioni orafe che rappresentano il volto positivo della Calabria: entrambi sono dei grandi rappresentanti della tradizione mediterranea. Il maestro crotonese, infatti, grazie all’originalità ed alla raffinatezza propone dei veri capolavori d’arte moderna utilizzando l’oro, l’argento e le pietre preziose. Le motivazioni che hanno portato ad associare questi due artisti all’interno della medesima esposizione si scopre nelle parole degli organizzatori dell’evento Domenico Ammirati e Rodolfo Foti, i quali ritengono che: “Accostare Mattia Preti, e Gerardo Sacco, esaltando, pur nella diversità dei tempi e delle discipline artistiche, due eminenti figure che esprimono ciascuno nella propria disciplina un alto senso artistico che li accomuna nell’armonia della linea creativa.
Il principale scopo della mostra è quello di risaldare una forma di gemellaggio tra le due regioni: ricordando i riconoscimenti espressi dalla Toscana nei confronti della tradizione Calabrese. La Mostra dell’Artigianato di Firenze ha attribuito nel 1963 il Primo Premio a Gerardo Sacco, e dopo quasi cinquant’anni la città rende nuovamente omaggio al maestro calabrese con questa nuova iniziativa, accostandolo ad un altro grande artista Mattia Preti, che ha ottenuto altrettanti segni di stima fuori dalla Calabria. Anche l’onorevole Alberto Monaco, presidente del Consiglio Regionale della Toscana, ha espresso il suo entusiasmo nei confronti di questo importante evento spendendo alcune parole in proposito: “Se ogni uomo è responsabile del suo tempo, la mostra sulla Calabria artistica, alla quale è stato offerto il patrocinio del Consiglio Regionale della Toscana, da me presieduto, celebra due “eccellenze artistiche” della Calabria, affermatesi a distanza di quattro secoli”.