Il Centro internazionale scrittori della Calabria e la libreria Culture di Reggio Calabria hanno ospitato l’autrice Marina Valensise, una nota firma giornalistica del quotidiano “Il Foglio”. Il libro di Marina Valensise, presentato sabato scorso, ha come protagonista la Calabria ed il suo senso di riscatto, che emerge dalla ricostruzione che l’autrice ne fa servendosi dei suoi più cari ricordi personali. Il nuovo libro di Marina Valensise “Il sole sorge al sud – viaggio contromano da Palermo a Napoli via Salento”, come suggerito dallo stesso titolo descrive un viaggio insolito, appunto “contromano”, dal momento che ha una chiave di lettura propositiva del Sud d’Italia. La Valensise inizia il suo racconto affidandosi ai suoi ricordi d’infanzia legati ad una casa estiva, un semplice micromondo costellato di autentici valori, come la famiglia, gli affetti, l’amicizia, all’intero dello scenario offerto da una terra come la Calabria. Ma il suo viaggio non si costruisce solo attorno ai ricordi vissuti ma anche ai luoghi frequentati.
Il suo percorso mnemonico segue l’alternarsi ciclico delle stagioni: parte dall’estate siciliana, segue poi un autunno in Calabria, si arriva successivamente all’inverno tra Basilicata e Puglia. Un racconto che fornisce la possibilità di evocare la storia, il mito, i luoghi antichi e moderni, per cercare di comprendere le cause che hanno provocato la decadenza dei vecchi valori. Nel libro si fa anche riferimento ad aneddoti, citazioni letterarie, ma anche riflessioni economiche e politiche. Marina Valensise si sofferma sulla condizione attuale del Sud divenuta una terra che soffre, tanto cambiata dall’immagine impressa nella sua memoria, in cui si avverte una sensazione di angoscia esistenziale, sul cui futuro incombe una mancanza di speranza. Ma l’autrice punta proprio a smentire tale pregiudizio e la denigrazione che subisce questa regione grazie al suo libro; per questo descrive positivamente la Calabria come una terra fertile dove sorge il sole: un sud “antigomorra”. Le sue sono parole di speranza e di fiducia nei confronti di una terra svalutata, ma che possiede un patrimonio culturale variegato e ricco.